Non è una banalità. La vita è davvero una roulette.
A volte ti trovi a dovere prendere decisioni difficili, quasi come scegliere su quale numero puntare; e quando il croupier invita i giocatori al “fate il vostro gioco”, tu sei divorato dalla paura e dai dubbi: e se sbaglio? E se perdo? E se mi pento?
Scegliere se darti il sostegno è stato così per me: una roulette.
La mia mamma, quarant’anni nella scuola, cercava di sostenermi nella difficile decisione: “Mica vorrai dargli il sostegno, sarà il disabile di turno e tutti lo prenderanno in giro”.
Il tatto non era certo il suo forte, ma in realtà dava voce alle mie più intime paure.
Anche io temevo che tutti fra compagni, genitori dei compagni, parenti dei compagni, ti avrebbero guardato con occhi curiosi, indagandoti da capo a piedi per capire quale fosse il tuo problema.
Eppure optai per il Sì, perché alla fine, quando hai un problema, il modo migliore per accentuarlo è proprio tentare di occultarlo. Se invece ne parli e, anzi, lo indossi con naturalezza, tutti finiranno per dimenticarlo e anche tu, in alcuni momenti, sentirai quasi di non averlo più.
FdM