Se appena nato il latte sembrava non interessarti, appena svezzato ti interessava solo quello.

Ma come? Ora che avevi la possibilità di provare gusti e consistenze nuove, tu non vedevi l’ora di abbandonare la tavola e buttarti sul tuo adorato biberon.

Il frigo di casa, con un sapiente gioco ad incastro, rigurgitava di bottiglie di latte e l’unico mio vero timore era di rimanere senza e lasciarti digiuno in preda a crisi di pianto.

A volte, ad occhi aperti, sognavo di avere una mucca tutta mia; una ridente vacca pezzata che mi avrebbe rifornito giornalmente della famigerata bevanda, ponendo fine alle mie preoccupazioni.

La richiesta di latte era continua, anche di notte.  A nulla valevano i consigli della pediatra: “Lo lasci senza latte e vedrà che mangerà”.

Come in un’ antico mito, ti eri trasformato in un dio. Il dio del latte. Un dio mai sazio e temibile. D’altro canto, io ero diventata la tua sacerdotessa, la custode del tuo culto, troppo timorosa di incappare nella tua ira, per non accontentare le tue continue richieste.

FdM