Accettare che tuo figlio abbia un insegnante di sostegno a scuola è dura.
Quando fu il tuo momento, iniziai ad immaginarmi chi ti avrebbe affiancato.
In cuor mio cercavo di farmi coraggio pensando: “sarà una persona solare, una bella persona dentro e fuori, che renderà tutto meno difficile”.
Che dite?
Ricordo ancora il primo incontro con la realtà. Frequentavi l’ultimo anno della scuola materna. Quando l’insegnate mi apparve, pensai ad uno scherzo.
Si trattava di una donna di una certa età, con una massa di capelli arruffati, tinti qualche anno prima di quello che ora, mescolato al grigio della ricrescita, appariva un giallo paglia stinto.
Il sorriso, quello sì bello giallo, tradiva l’ abitudine a fumare qualche sigaretta di troppo e a fare qualche visita dall’igienista dentale di meno.
Da quel momento e tutte le volte che la incontravo, mi aspettavo che da un momento all’altro sarebbe saltata in groppa ad uno spelacchiato manico di scopa, sghignazzando satanicamente.
Gli abiti, vecchi e di cattiva fattura, erano abbinati in modo così casuale da indispettire l’occhio di chiunque avesse avuto la sfortuna di incontrarla.
Cominciai a pensare che, effettivamente, fosse lei ad avere bisogno di un sostegno, più che mio figlio.
L’abito però non fa il monaco e le diedi un’altra chance.
Ricordo uno dei nostri incontri in cui, con fare materno e pensando di rincuorarmi, mi disse parlando dolcemente: “Non si preoccupi troppo per suo figlio, ne ho visti messi molto peggio di lui”.
Da quel momento ne fui certa: “l’abito fa il monaco”.
FdM