Il confronto con gli altri bimbi tuoi coetanei è sempre stato un banco di prova molto duro per me.
Ricordo i primi giorni all’asilo.
I tuoi compagni mi sembravano una piccola squadra di formichine industriose. Ognuno di loro svolgeva un’attività ben organizzata: chi usava le costruzioni, chi faceva correre le macchinine, le bimbe, piccole mamme in miniatura, svestivano e rivestivano alcune bambole con gli occhi sbarrati.
Tu, seduto in un angolo, non sembravi interessato ad alcun gioco, piuttosto a svuotare e riempire i contenitori che ti passavano per le mani, o mettere in fila gli oggetti, senza alcuno scopo apparente.
Beh, pensavo, saranno semplici prove e prima o poi mi sorprenderà con un gioco straordinario e nuovissimo.
In realtà, quel giorno non arrivava e anche le maestre mi facevano notare che non avevi, stranamente, ancora sviluppato il gioco simbolico.
Quelle parole così strane e che la maggior parte dei genitori neanche conoscono, perché il proprio figlio gioca e basta, diventarono il mio nuovo spauracchio.
Nulla per te sembrava naturale e io, altrettanto naturalmente, ne avevo paura.
FdM