Nei tuoi primi anni di vita solo due cose sembravano interessarti: la tua Titì e il tuo ciuccio.

Titì era un copertina. E’ proprio il caso di dire era perché, nei mesi, si era ridotta ad uno straccio tutto sfilacciato che solo con una buona dose di immaginazione avrebbe potuto ricordare una coperta. Sembrava piuttosto un lurido cencio, per di più difficile da lavare; si poteva farlo solo quando tu non c’eri, a patto di riuscire ad asciugarla in tempo.

Il ciuccio invece era più che altro una gomma maleodorante di saliva. Anche quello si poteva sostituire raramente, solo a patto di trovare la stessa marca, la stessa forma e lo stesso colore.

Se qualcuno veniva a casa, in quei tempi, magari con un regalino per te, non era facile spiegare che non avresti degnato di uno sguardo quella sorpresa e che avresti passato il tempo seduto in disparte strofinando il tuo straccetto sul viso e succhiando meccanicamente il tuo ciuccio come un piccolo Linus solitario.

All’epoca, anche il mio cuore aveva finito per rassomigliare ai tuoi oggetti malconci e consumati.

FdM